Elizabeth Eliott Brown.
Beth. • 24.10.1988 • tassorosso •
Click.Elizabeth non riusciva a convincersi che tutto ciò che vedeva fosse la realtà, incapace di credere che anche nel mondo magico, che tanto snobbava i Babbani, fosse arrivata la loro inconfondibile moda. Bisognava riconoscerlo: in fatto di stile, erano i migliori. Nè Madama McClan, nè Tarlami avevano capi così belli, così di classe. Se non fosse stato per la divisa, Elizabeth si sarebbe fatta tutto quanto il guardaroba nel centro della Londra comune, il suo paradiso. Ma vedere che Hogsmeade, il villaggio magico più piccolo della Gran Bretagna, aveva un palazzo totalmente adibito alla moda, era un miraggio, un miracolo, un sogno. Sorrise tra sè e sè mentre varcava la soglia e veniva investita dal profumo di nuovo dei vestiti appesi, dal tanfo acre della pelle trattata delle borse e degli stivali autunnali. Doveva andare molto il grigio, il bianco latte, il marrone scuro. L'intramontabile nero era solamente degli abiti per le occasioni eleganti. Meglio così: non avrebbe apprezzato che tutti si vestissero di nero. Era un colore così monotono, così triste. In fatto di colori, preferiva di gran lunga l'estate per la sua vivacità, le tinte calde, la leggerezza delle stoffe. Peccato che non fosse esattamente come prevedeva la natura. Elizabeth si strinse nelle spalle, arricciando le labbra. Non le importava. Perchè fare inutili speculazioni sulla moda di quell'inverno quando aveva un portafoglio gonfio di galeoni da spendere. Diede una rapida occhiata alle indicazioni: Chanel e Gucci erano al piano terra, Prada e Chanel a quello superiore. Per prima cosa, si diede da fare per perlustrare quella sezione, dominata dal monogramma con due c intrecciate tra loro. "Buon pomeriggio, signorina. Posso esserle d'aiuto?" Una voce femminile suadente e piuttosto dolce le risuonò alle spalle. La Brown si girò di scatto. La commessa, una donna sulla trentina, dagli occhi azzurro cielo e i capelli biondi raccolti in una coda stretta le sorrideva, mielosa. "Oh, non si preoccupi. Me la posso cavare da sola. Ma se avrò bisogno, non esiterò a chiedere." La donna annuì e con un piccolo inchino la salutò, per poi defilarsi verso altri clienti appena arrivati, che salutò allo stesso modo. Che mestiere noioso! Sembrava un pappagallo: ripeteva tutto il santo giorno quella frasetta, con un tono innocente e un falso sorriso sulle labbra. Ma non si stancava? Non aveva voglia di cambiare formula ogni tanto? Evidentemente nel suo contratto di lavoro era previsto quello sciocco rituale. Alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo, mentre si avviava verso il reparto maglioni e cardigan. Ce n'erano di tutti i tipi: Elizabeth aveva solo l'imbarazzo della scelta.
Vivere è una cosa troppo importante per poterne parlare seriamente.